Dopo aver gettato le basi su cos’è la filosofia politica e aver accennato alla concezione di Stato nella storia della filosofia politica nei miei precedenti articoli, iniziamo ad approfondire il pensiero di alcuni dei più importanti filosofi che si sono occupati di questo tema nel corso della storia.
Per farlo non si può che partire dal filosofo Platone.
Non lo hai ancora letto? Eccolo: “La concezione di stato nella storia della filosofia politica”
Secondo Platone lo Stato assegna ad ogni cittadino una funzione adatta alle sue caratteristiche e questa è la base per uno sviluppo sano della società.
Secondo Platone lo Stato assegna ad ogni cittadino una funzione adatta alle sue caratteristiche e questa è la base per uno sviluppo sano della società.
Platone Biografia
Platone, uno dei più noti filosofi greci su cui si è fondata molta della filosofia successiva, nacque ad Atene nel 427 a.C. da famiglia aristocratica.
Da giovanissimo fu discepolo di Cratilo, seguace di Eraclito, e all’età di vent’anni iniziò a frequentare Socrate.
Nel 388 a.C. Platone si recò a Siracusa per conoscere la filosofia pitagorica, dove conobbe lo zio del Tiranno Dionisio I.
Grazie al rapporto diretto che ne conseguì, tentò di convertire il Tiranno al suo ideale di re-filosofo, fallendo.
In seguito, dopo essere stato venduto come schiavo, il mecenate Anniceride lo riscattò e finanziò la creazione della la celebre “Accademia” di Atene, nel 387 a. C..
Quando Dionisio il Giovane succedette a Dionisio il Vecchio, Platone fu richiamato a Siracusa per progettare la riforma dello Stato, ma anche stavolta, a causa delle continue discordie tra Dionisio il Giovane e suo zio Dione – politico, filosofo e letterato siracusano – il suo progetto si risultò fallimentare.
Nel 360 a.C. tornò definitivamente ad Atene dove morirà all’età di 80 anni, nel 347 a. C..
Le Opere principali che il Platone filosofo scrisse, ordinate in cinque trilogie, furono:
- Repubblica, Timeo, Crizia
- Sofista, Politico, Cratilo
- Leggi, Minosse, Epinomide
- Teeteto, Eutifrone, Apologia di Socrate
- Critone, Fedone, Lettere
Lo Stato secondo Platone
Platone aveva come progetto e scopo ideale la costruzione di uno Stato di sapienti.
Egli sostiene che l’amministrazione di uno Stato sia una incombenza estremamente seria e complessa e, quindi, non possa essere gestita da una moltitudine di persone.
La politica deve essere quindi controllata e condotta da una Élite di Sapienti (letteralmente “coloro che sanno”) che abbiano le necessarie competenze: la sofocrazia (da sophia, sapienza, e kratos, potere) è dunque il governo di sapienti.
Secondo Platone, infatti, una moltitudine non può essere in grado di amministrare uno Stato, senza che si sfoci in un contesto di estrema corruzione.
Lo Stato espressione del “bene comune”
Platone crede che sia il governo dei ricchi sui poveri, sia il governo dei poveri sui ricchi siano espressione di interessi di parte, quando in realtà lo Stato dovrebbe esprimere gli interessi generali: il bene.
Considerando che i migliori debbano andare al potere, Platone si chiede anche come si possa garantire che i migliori governino per un bene pubblico e non per se stessi: la sua risposta è l’abolizione della famiglia e della proprietà privata per i governanti.
È una sorta di anticipazione del comunismo, in cui Platone, fermo nel non credere nel libero amore, arriva anche a teorizzare la comunione delle donne per le classi dirigenti per evitare qualunque forma di privilegi di nascita per i figli.
Per arrivare a questo, i figli dei “migliori” devono essere tolti ai genitori dopo la nascita e cresciuti in asili di Stato.
Altro aspetto importante della teoria di Platone sullo Stato era il mantenimento di una società sana da un punto di vista fisico.
In effetti egli pensava che lo Stato dovesse prendersi cura solo di chi era in salute, e che i deboli (nel senso di malati) dovevano essere lasciati soccombere per non far perdere allo Stato energie e denaro per curare individui che sarebbero comunque morti e ai quali, quindi, si sarebbe solo prolungata l’agonia.
Questo, naturalmente, anche nella prospettiva di ciò che, molto tempo dopo, Charles Darwin avrebbe chiamato “evoluzione della specie”.
Per questo arriva ad estremizzare la teorizzazione della comunione delle donne nell’ottica di selezionare unioni che portino alla nascita di bambini sani.
Le classi sociali nello Stato ideale di Platone
Secondo Platone perché uno Stato possa vivere devono necessariamente essere presenti tre classi:
- la classe dei governanti
- la classe dei difensori
- la classe dei lavoratori
Queste tre classi sono il riflesso nello Stato delle tre anime presenti nell’uomo: una che guida perché è razionale e le altre che sono coordinate dalla prima.
“(…) razionale il principio che induce a ragionare, irrazionale e concupiscibile, compagno delle soddisfazioni e dei piaceri, quello che fa provare l’amore, la fame, la sete e le altre passioni. (…) il terzo principio deve essere l’elemento emozionale…”
Un uomo è dunque giusto nel medesimo modo in cui lo è lo Stato e cioè quando ognuna delle tre classi della sua anima compie il proprio dovere.