Ripartiamo dagli Urbexer: interviste agli Urbexer Italiani
Come sapete, se frequentate il mio blog (e siete tanti!), sono un amante e un praticante di Urbex, l’esplorazione di luoghi abbandonati, e gestisco il profilo Instagram theURBEX (@theurbexcom) che raccoglie alcune tra le più belle fotografie realizzate da Urbexer italiani e stranieri per promuovere i loro Portfolio Fotografici.
Qualche giorno fa, mi sono detto: promuovo le loro fotografie, ma perché allora non promuovere anche gli autori stessi?
E così mi è venuta l’idea di questa rubrica, “Ripartiamo dagli Urbexer”, in cui dare spazio agli esploratori di luoghi abbandonati per capire cosa li spinge, come sono arrivati all’Urbex e cosa passa per la testa di chi, come me, sceglie di visitare, non senza qualche rischio, posti dimenticati e pericolanti pieni di storie, di storia e di angoli affascinanti.
La prima intervista che voglio proporvi è quella di Debora, su Instagram @news_from_the_past, una urbexer fiorentina che segue la theURBEXcom da diverso tempo e di cui ho ripostato molte foto davvero uniche per soggetti e post-produzione.
Allora Debora, inizia raccontandoci qualcosa di te:
Ciao Giuseppe, mi chiamo Debora Conti, abito a Firenze, lavoro nella serigrafia e la mia passione fotografica oltre a scatti Urbex è quella di andare a caccia di Streetart in giro per l’Italia, raccogliendo il più possibile materiale di artisti provenienti da ogni dove.
Da quanto tempo ti dedichi all’Urbex e come ti sei avvicinata all’esplorazione di luoghi abbandonati?
Mi sono avvicinata all’Urbex per caso circa 15 anni fa; all’epoca neanche sapevo che esplorare una casa abbandonata o una vecchia fabbrica avesse questo strano nome: “Urbex”.
Tutto iniziò girellando per un piccolo paese abbandonato non lontano da dove abitavo. Mi incuriosiva molto osservare porte e finestre tutte sgangherate immaginandomi chissà quali storie di vita ci fossero state dentro di esse.
Mi piaceva farlo in maniera solitaria, godendomi il silenzio e il senso di pace che ne traevo, pensando che questa mia curiosità fosse percepita da altre persone come un qualcosa di strano e senza senso.
All’inizio avevo un certo timore ad entrare dentro una casa, poi un portone semi aperto mi invitò ad entrare, mi sentii come richiamata da un qualcosa all’interno di quella piccola casetta piena di polvere e sedie mangiate dalle tarme: tale fu la compostezza e la dignità con cui fui accolta, che si instaurò dentro di me una grande curiosità di approfondimento, portandomi a tutto quel percorso fatto fino ad oggi.
Sappiamo la parola Urbex si riferisce all’esplorazione di luoghi abbandonati, ma cosa è per te l’Urbex? Cosa ti spinge ad addentrarti in location a volte anche pericolose?
Per me Urbex significa sì esplorare luoghi abbandonati, ma anche raccogliere informazioni di ciò che essi rappresentano: cercare di capire la loro storia e il loro vissuto, senza necessariamente avere notizie certe di quel luogo, ma essere io a raccoglierle con gli indizi che trovo.
Mi piace che sia l’oggetto a parlarmi di sé e di tutto ciò che lo circonda.
E se non trovo indizi sulla sua reale storia allora, mentre scatto le mie fotografie, cerco di immaginare le storie di vita di quella location e mi invento racconti che poi pubblico insieme alla foto.
Purtroppo certi luoghi sono molto pericolosi e si può arrivare a rischiare la vita. Rischi che vanno calcolati: consiglio di non andare mai da soli!
Nonostante questo, però, la magia che sento quando esploro è per me più grande della paura che possa succedere qualunque cosa, e il fascino talmente attraente che non mi fa desistere dall’inoltrarmi anche laddove il rischio di pericolo e la tensione che sento sono molto alti.
Mi rendo conto sempre dopo di quel pizzico di incoscienza che mi ha portato fin lì e tiro un sospiro di sollievo perché è andata bene ancora una volta.
Come fai a trovare i luoghi abbandonati?
La mia ricerca avviene in maniera davvero semplice in tre modi:
- tramite il passaparola di altre persone
- cercando da sola location che trovo durante spostamenti
- grazie a indizi che trovo on-line
Come ti prepari all’esplorazione di un nuovo posto abbandonato?
Quando esploro un nuovo posto abbandonato non so cosa mai cosa potrei trovarmi davanti. Vanno messi in conto tutti gli imprevisti, da quelli più banali, tipo previsioni meteo avverse o l’inaccessibilità del luogo, a quelle più complicate, tipo la precarietà della struttura ma anche, trattandosi spesso di proprietà con divieti, il rischio di denunce.
Qual è il luogo abbandonato più bello che tu abbia visitato? Quello che ti ha trasmesso più emozioni?
Ho fotografato moltissimi posti incantati, ma il luogo abbandonato più bello che ho visitato è un ex sanatorio molto famoso della mia zona: lì è stato amore a prima vista!
Ci sono tornata diverse volte, ed è sempre come se mi sentissi a casa mia.
Mi emoziona ancora e ancora ed è come se ogni volta avesse una nuova storia da raccontarmi.
Vorrei proteggerlo dal tempo e dai vandali e mi piacerebbe che un giorno qualcuno se ne prendesse cura, ma purtroppo pian piano anche questo finirà inghiottito sotto le sue stesse macerie come tanti altri luoghi bellissimi che in questi anni ho visitato.
Debora Conti Debora Conti Debora Conti
Ti sei mai trovata in una situazione che non avevi previsto esplorando un luogo abbandonato? E come hai reagito?
Si mi sono trovata in una situazione brutta che non avevo previsto; ancora oggi mi viene come una sorta d’ansia a pensarci.
A dire il vero le situazioni sono state due.
La prima volta si trattava di un ex convento dove era necessario arrampicarsi su un muro per poter entrare tramite una finestra.
Una volta dentro per una serie di situazioni riscontrate lì, ho avuto come una crisi di panico tanto che sentendomi come immobilizzata non riuscivo più ad uscire dall’edificio.
Il secondo episodio, invece, era in una casa molto inquietante e sinistra, e sentivo come se qualcosa o qualcuno lì dentro mi respingesse. Mi sentivo come soffocare e sudavo freddo, sentivo proprio come delle energie negative, tanto che non riuscivo neanche a scattare fotografie perché tremavo al solo stare lì tra quelle mura piene di disegni strani e sciupati dall’umidità.
Grazie a queste esperienze ho imparato che quando si va ad esplorare bisogna sempre avere il massimo rispetto perché entriamo in territori che non sono nostri e le nostre curiosità possono essere come una forma di violenza per “loro”.
Potrà sembrarvi strano, ma da allora in qualunque posto io entri non solo prima busso, ma chiedo anche il permesso.
Come sai nella comunità Urbex c’è sempre una accesa discussione tra chi preferirebbe che le coordinate dei luoghi abbandonati fossero condivise e chi invece crede che la diffusione di queste informazioni porti ad un maggior rischio che questi splendidi luoghi abbandonati diventino oggetto di sciacallaggio.
Qual è il tuo punto di vista?
La diffusione delle location? Beh, un gran bel problema…
Quando iniziai io a dedicarmi all’esplorazione di posti abbandonati, almeno nella mia zona, questa moda dell’Urbex ancora non era diffusa come lo è oggi: nemmeno io sapevo cosa fossero le coordinate e come si usavano sulla mappa. Giravo a caso con amici che neanche loro davano un “nome” a queste esplorazioni.
Da qualche anno questo movimento è esploso in maniera così incontrollata che adesso più che passione è diventata una gara che spesso finisce per rovinare la bellezza di questi luoghi abbandonati, distruggendoli o rendendoli oggetto di sciacallaggio e furti.
La corsa a chi le entra per primo ha portato a far sì che questa passione degenerasse e creasse contrasti anche fra gli esploratori stessi, creando invidie e rivalità.
Per rispondere alla tua domanda, alla luce dei fatti, sono contraria alla diffusione di ogni informazione a prescindere dal fatto che è sempre sbagliato dare notizie di location in quanto nessuno di noi ha il diritto di entrarvi: siamo comunque di fronte a proprietà private o ad edifici instabili e quindi pericolosi. Se uno vuole visitarli deve averne rispetto, sapere interagire con loro e percepirne ogni energia. Chi entra, ruba e devasta questi splendidi luoghi abbandonati è totalmente privo di rispetto ed educazione.
Quali consigli daresti a chi si vuole approcciare all’Urbex per la prima volta?
Il consiglio che do a chi si approccia ad esplorare luoghi abbandonati è quello di farlo cogliendo al massimo la vera essenza di ogni location.
Aprendo il cuore alle sensazioni che riesce a filtrare e lasciarsi trasportare da quello che vede intorno a sé: sentirsi parte integrante dell’ambiente e scattare fotografie cercando di cogliere l’essenziale di ciò che lo circonda.
Ma in primis non sottovalutare la struttura: si deve essere consapevoli di cosa abbiamo sotto i nostri piedi e sopra la nostra testa. È anche più che raccomandato proteggersi con delle mascherine perché l’insidia di muffe nere e amianto, dannosi per la nostra salute, è reale.
Dopo di che…buona esplorazione a tutti!
Grazie Debora di averci raccontato la tua storia e buona esplorazione anche a te!
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