Il 12 maggio è stata pubblicata da Repubblica la notizia che un soldato russo catturato dagli ucraini, Vadim Shishimarin, sarebbe stato il primo militare russo processato per crimini di guerra commessi in Ucraina.
Il sergente russo, 21 anni, faceva parte dell’unità 32010 – 4° Divisione Panzer Kantemirov della regione di Mosca.
Vadim Shishimarin, secondo quanto dichiarato dall’Ufficio del Procuratore Generale ucraino, avrebbe ucciso un civile disarmato di 62 anni mentre andava in bicicletta nelle stradine del villaggio Chupakhivka, nella regione nordorientale di Sumy, il 28 febbraio scorso.
La procuratrice generale Iryna Venediktova aveva dichiarato che avrebbero avviato un processo non in contumacia, ma direttamente con la persona che «ha ucciso un civile».
Cosa sono i crimini di guerra?
Cosa significa “crimini di guerra”? Che valenza e che conseguenze ha questa accusa?
Detto che a mio avviso in guerra di legittimo ci sia sempre un po’ pochino, proprio perché si tratta di una guerra, esistono varie sfumature di guerra e di gravità dei crimini che, comunque, si commettono in guerra.
crimini di guerra sono considerate le violazioni delle leggi che regolano il comportamento degli Stati durante i conflitti.
Tra queste violazioni ci sono l’attacco deliberato a danno di civili, la tortura dei prigionieri di guerra, gli attacchi contro strutture civili come ospedali e scuole.
Oltre a ciò sono considerati crimini di guerra anche altri atti come il come attaccare chi espone una bandiera bianca, l’uso della bandiera bianca per dissimulare la condizione bellica e atti contrari al diritto internazionale umanitario sancito dalle Convenzioni di Ginevra, come il maltrattamento dei prigionieri di guerra o dei civili.
Per un approfondimento vi rimando a questo esaustivo documento prodotto dal Professore di Diritto internazionale Andrea Caligiuri del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Macerata:
“Crimini di guerra: Nozioni di diritto internazionale penale”.
Come avrebbe fatto il soldato russo Shishimarin?
Il servizio di sicurezza ucraino che ha condotto le indagini ha stabilito che il 28 febbraio 2022, Vadim Shishimarin è scappato con altri soldati russi per non farsi catturare dai militari ucraini.
Fuggendo avrebbero sparato contro un’auto e se ne sarebbero impossessati per poi andare a Chupakhivka, nella regione nordorientale di Sumy, ad un centinaio di chilometri dal confine russo.
Secondo la ricostruzione, lungo il percorso i militari in fuga si sarebbero imbattuti in un uomo che stava tornando verso casa in bicicletta e uno dei militari ha ordinato a Shishimarin di ucciderlo per evitare che li denunciasse.
Il documento del procuratore generale afferma che «l’imputato ha sparato diversi colpi attraverso il finestrino dell’auto colpendo alla testa la vittima di 62 anni. L’uomo è morto sul colpo, a poche decine di metri da casa sua».
Cosa succede ora?
Di oggi, mercoledì 18 maggio 2022, è la notizia che il Sergente russo Vadim Shishimarin, alla sbarra in Ucraina per crimini di guerra, si è dichiarato colpevole e rischia l’ergastolo.
Naturalmente non si è fatta attendere la reazione della Russia che ha dichiarato di non avere ancora i dettagli sul caso di Shishimarin di considerare le accuse “inaccettabili”, “oltraggiose” e una “messa in scena”.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha aggiunto anche che la maggior parte dei crimini di guerra di cui sono accusati i militari russi in Ucraina sono stati degli “incidenti inscenati” per colpire l’immagine dell’Esercito Russo.
Di certo durante una guerra non ci si può aspettare che non succeda nulla di orribile ma è altrettanto vero che certi comportamenti, qualora fossero verificati, non possano essere considerati accettabili nemmeno in una situazione come questa.
La domanda che ci si potrebbe porre in questo caso è: quanto può essere spontanea una confessione di colpevolezza in una circostanza così? Siamo sicuri che abbia avuto una scelta?