Giorgia Meloni attaccata da La7: l’Italia è una democrazia incompiuta

Giorgia Meloni attaccata da La7: l’Italia è una democrazia incompiuta

Giorgia Meloni risponde con un videomessaggio agli insulti di giornalisti, opinionisti e politici lanciati da La7. È questo il problema?

La risposta è no. È la domanda che è sbagliata.

Le domande vere da farsi sono:

  • viviamo ancora davvero in una democrazia?
  • i nostri media sono davvero diversi da quelli demonizzati della Russia?
  • è ancora possibile per un cittadino (su due, e più secondo i sondaggi) votare il centro destra?

Vediamo il video e poi rispondiamo una ad una a queste domande.

Viviamo ancora davvero in una democrazia?

Ci dicono: “in Russia non ci sono libere elezioni, in Italia si”. Falso.

O meglio, non del tutto corretto.

Si, perché le elezioni le facciamo, solo che sono una farsa.

È più di un decennio ormai che nonostante elezioni regolari alla fine si mettono insieme governi accrocchio per mettere alla porta (all’opposizione) l’antipatico di turno.

Poi accade che i leader accrocchiati non si trovano d’accordo su nulla, i governi cadono e invece di andare al voto di nuovo, il Presidente della Repubblica di turno risorge a vita e sentenzia “Queste elezioni non s’hanno da fare”.

Nel frattempo l’antipatico di turno è cambiato e l’insalata russa (lapsus freudiano) viene rimischiata per togliere il nuovo ingrediente scomodo.

È mentre tutto il mondo votava, durante il Covid, Mattarella ci diceva “potremo mai andare ad elezioni col covid?.  No, non abbiamo potuto.

Da notare però che nei Paesi dove hanno fatto le elezioni durante la Pandemia le popolazioni non si sono estinte affatto e noi siamo ancora il paese senza elezioni, dopo due governi caduti in una sola legislatura, ma con il tasso di mortalità per Covid tra i più alti al mondo.

Qui trovate un elenco dei Paesi che hanno votato nel 2020 e nel 2021, fonte Sky Tg24, e vi confermo che questi popoli sono ancora tra noi: “Covid ed elezioni, tutti i Paesi alle prese con il voto durante la pandemia“.

I nostri media sono davvero diversi da quelli demonizzati della Russia?

Ci dicono: “la Russia è liberticida, lì i giornalisti vengono uccisi da Putin”.

E in ogni puntata di DiMartedì fanno passare il cartello numero XY con i nomi di associazioni no profit che hanno sentenziato come tribunali trasudanti di prove.

Tutte queste associazioni” – afferma gongolando il buon Floris ogni puntata davanti al suo cartello mobile – “sostengono che siano stati uccisi da Putin”.

La nostra TV è ormai una sala di tribunale dove associazioni sostengono elementi senza prove e questo significa che hanno ragione. Tant’è.

Però gli 80 giornalisti uccisi in Dombass prima dell’invasione dagli Ucraini, quelli no, non fanno testo.

Oh perbacco! C’è anche un italiano tra costoro: Andrea Rocchelli (Pavia, 27 settembre 1983 – Andreevka, 24 maggio 2014), giornalista, fotoreporter e fotografo italiano. Viene ucciso nel corso della guerra del Donbass da un colpo di mortaio sparato dall’esercito ucraino.

E poi ci sono tutti quei cittadini con le loro idee, perfide e sovversive, distaccate dal pensiero unico dominante che vengono sbattuti in prima pagina del Corriere della Sera come lupi assetati di sangue democratico sguinzagliati da Putin nel nostro paese.

A questo proposito vi consiglo la lettura dell’articolo dedicato “Quando l’informazione italiana diventa come quella russa (o forse lo è sempre stata)”.

Certo il riottoso dentista e il sovversivo 85enne con il blog privato (ops… devo iniziare a preoccuparmi anche io?) sono una minaccia tale alla sicurezza nazionale che perfino Servizi e Copasir se ne occupano.

A me sembra di sentir riecheggiare i sinistri echi del MinCulPop, altro che informazione libera. Per chi non lo sapesse, il MinCulPop, Ministero della Cultura Popolare, è stato un ministero del governo italiano dell’epoca fascista con compiti riguardanti la cultura e l’organizzazione della propaganda fascista.

E poi ci dicono: “eh si, ma noi li facciamo parlare nelle nostre tv, significa che l’informazione è libera”.

Peccato che poi trattiamo così quelli che non la pensano nell’ stesso modo…

Questo è Bruno Tabacci, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che si irrita e aggredisce un imprenditore italiano che ha problemi gravi di esportazioni a causa delle sanzioni alla Russia (che in realtà puniscono noi):

E questi sono Floris e David Parenzo che ridono in faccia alla giornalista russa dopo averla ascoltata:

E arriviamo all’ultimo punto, in effetti il centrale dopo aver visto il video di Giorgia Meloni che risponde ai volgari attacchi di La 7.

È ancora possibile per un cittadino (su due, e più secondo i sondaggi) votare il centro destra o Giorgia Meloni?

Beh no. Ogni volta che si sono tenute elezioni e cambi di governo negli ultimi anni, si è sempre cercato il nemico da far fuori mediaticamente. Si è fatta campagna politica contro un nemico e non con proposte.

Quando questo non è riuscito, come sperato dal centro sinistra, si è tentato (e riusciti) quanto meno a diluire il cattivone in una maggioranza in cui contasse poco.

Il cattivone mediaticamente ridicolizzato e accusato di violenza verbale, stupidità, idee assassine e fasciste era sempre quello che in quel momento avrebbe preso più voti degli altri, guarda un po’.

Prima era Salvini, trasformato (oggettivamente non senza qualche contributo da parte sua) in IT di Stephen King: pagliaccio e pericoloso allo stesso tempo.

Ora Giorgia Meloni è la leader del partito più in crescita: magari perché a differenza degli altri ha un pensiero coerente e non sventola come una banderuola al vento.

E, guarda caso, sono giorni che nelle trasmissioni democratiche di La 7 si parla solo di Putin e di Giorgia Meloni, implicitamente – ma anche esplicitamente – accomunandoli.

Dal momento che il centro sinistra teme che il centro-destra possa vincere le prossime elezioni con Fratelli d’Italia come forza trainante, su La 7 – e non solo – la si sta dipingendo come l’uomo nero, pardon, la Donna Nera, e come una persona con la ferocia dialettica e ideologica niente di meno che pari a quella di Hitler e Mussolini.

Ora: certo la Meloni può non piacere a tutti, non è questo il punto.

Ma qui si trascende dal gioco politico e si sta facendo come in Ucraina dove i partiti oppositori vengono fatti chiudere e messi alla porta.

No, avete letto bene, ho scritto in Ucraina, non in Russia, perché questo lo ha fatto l’eroe Zelensky non il mostro Putin.

In conclusione

Una propaganda sfacciata e volgare come quella che si è vista nelle tv italiane nei giorni scorsi è una cosa vergognosa, degna delle peggiori autarchie, degna del peggior giornalismo asservito al potere.

Ma questo non lo affermo io, che non sono nessuno: lo certifica la classifica della libertà di stampa stilata come ogni anno da Reporters sans frontière che nel 2022 ci mette al 58° posto dopo paesi come Timor-Leste, Namibia, Trinidad e Tobago, Bhutan, Guyana, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Sierra Leone, Tonga, Gambia, Armenia, Romania e tante altre.

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