Tra le colline toscane si nasconde un luogo segreto, avvolto nell’ombra dei ricordi, testimone di un passato doloroso e tormentato. Ville Sbertoli, un manicomio abbandonato, oggi è un luogo di esplorazione urbex, che attira gli amanti dei luoghi abbandonati e delle storie misteriose.
Immerso nel verde della Toscana, questo complesso di due ville settecentesche, Villa Franchini Taviani e Villa Tanzi Lugaro, fu trasformato in un ospedale psichiatrico dal Professor Agostino Sbertoli nel XIX secolo. La filosofia del villaggio autosufficiente e ben strutturato si trasformò lentamente in un luogo di sofferenza, dove la tortura e l’abuso divennero la regola.
Con la chiusura dei manicomi nel 1978, grazie alla Legge 180, il complesso fu gradualmente abbandonato e dimenticato, lasciando dietro di sé un’aura di mistero e dolore. Oggi, Ville Sbertoli giace in rovina, con un parco ormai impenetrabile e vialetti sepolti sotto erbacce alte mezzo metro.
Il fascino noir di questo manicomio abbandonato è alimentato dalle inquietanti leggende che lo circondano. Alcuni abitanti della zona giurano di aver sentito lamenti, grida e rumori provenienti dalla Villa, mentre altri raccontano di un pianoforte che suona di notte nel salone. Le storie di fantasmi e apparizioni si intrecciano con il passato tormentato di Ville Sbertoli, attirando esploratori urbex e curiosi in cerca di brividi e avventure.
La visita a questo luogo abbandonato non lascia indifferenti: Ville Sbertoli è un’esperienza indimenticabile, che svela i segreti nascosti tra le mura di un manicomio abbandonato e racconta le storie di vite perdute, intrappolate tra il dolore e la sofferenza. Uno dei luoghi abbandonati che rappresenta un emblema della storia dei manicomi in Italia. Il suo passato oscuro e le sue leggende lo rendono un luogo avvolto in un alone di mistero, che continua a stuzzicare la curiosità di chi è in cerca di emozioni forti e di storie dimenticate.
Storia di Ville Sbertoli
Ville Sbertoli, un complesso di due ville settecentesche – Villa Franchini Taviani e Villa Tanzi Lugaro – fu originariamente concepito come un’opulenta dimora signorile nel XVII e XVIII secolo.
La storia di questo luogo affascinante cambiò drasticamente quando il medico Agostino Sbertoli, nato a Fivizzano nel 1827, trasformò il complesso in un manicomio nel XIX secolo. Dopo aver lavorato come assistente al manicomio di Pesaro e sposato la marchesa Laura Antaldi, Sbertoli si trasferì a Pistoia per aprire una casa di cura per malati di mente. Affittò Villa Franchini Taviani, e ben presto il numero di pazienti crebbe esponenzialmente. Acquistò la villa nel 1871 e Villa Tanzi Lugaro nel 1876, espandendo il complesso e abbandonando l’idea di un gigantesco ospedale in favore di una comunità strutturata ed autosufficiente.
Il complesso subì molte trasformazioni nel corso degli anni, fino al 1898, anno in cui Agostino Sbertoli morì e il complesso passò al figlio Nino. Egli continuò a sviluppare il complesso, aggiungendo un nuovo ingresso su via Collegigliato nel 1913 e portando il numero di edifici a 15.
Nel 1920, Nino vendette il complesso a privati, e successivamente, nel dopoguerra, fu acquisito dalla Provincia, che desiderava un ospedale psichiatrico pubblico.
La storia di Ville Sbertoli si concluse nel 1978 con l’approvazione della Legge 180, nota come Legge Basaglia, che portò alla chiusura di tutti i manicomi in Italia.
Molti manicomi erano stati luoghi di sofferenza, dove i pazienti venivano spesso sottoposti a brutali contenzioni e pericolose sperimentazioni, ma la loro chiusura segnò la fine di un’epoca oscura nella storia della psichiatria.
Il video degli Esploratori del Paranormale a Ville Sbertoli
I ragazzi del canale “Esploratori del Paranormale” sono stati ad indagare nella villa del manicomio di Ville Sbertoli.
Ecco il loro video dal titolo “un fantasma ci dice di fuggire dalla villa del manicomio di ville sbertoli“:
Il manicomio abbandonato sul sito del Fondo Ambiente (FAI)
Oggi Ville Sbertoli risulta ufficialmente inagibile e chiuso al pubblico nonostante le discrete condizioni delle varie strutture ed il complesso è anche recensito sul sito del FAI nell’ambito del censimento dei luoghi abbandonati da non dimenticare.