Ripartiamo dagli Urbexer: interviste agli Urbexer Italiani
In questo nuovo appuntamento con la Rubrica “Ripartiamo dagli Urbexer”, in cui intervisto Urbexer italiani per capire e raccontare cosa li (o meglio “ci”) spinge ad esplorare luoghi abbandonati su tutto il territorio nazionale, ci spostiamo in Lombardia.
Qui, più precisamente in un paesino della provincia di Como, ci aspetta Luna.
Ciao Luna, grazie di aver accettato di essere intervistata e benvenuta. Che ne dici di iniziare con le presentazioni?
Ciao Giuseppe e grazie a te dell’invito.
Vivo in un piccolo paesino della provincia di Como con il mio compagno ed un fantastico gatto che adoro.
Gli animali sono un’altra mia grande passione: cerco di facilitarne le adozioni tramite la mia pagina Facebook dedicata “Amici dei pelosi di Como e provincia“.
Quando non pratico Urbex, il mio tempo libero lo dedico alla lettura, ad ascoltare musica metal e andando ai concerti con gli amici.
Mi piace parecchio cucinare e sperimentare in cucina.
Da quanto tempo ti dedichi all’Urbex e come ti sei avvicinata all’esplorazione di luoghi abbandonati?
Esploro posti ed edifici abbandonati da quando sono piccola (per la gioia di mamma e papà!), quindi da più di 30 anni.
E’ iniziato tutto come semplice curiosità infantile: quando mia madre mi accompagnava a scuola – avevo circa 6 anni! – passavamo sempre davanti ad un Ospedale in parte abbandonato.
Iniziai così a riempirla di domande su cosa fosse, chi erano i proprietari e sul perché fosse abbandonato.
Ogni giorno, cercavo di spiare dalla finestra per scoprire cosa ci fosse dentro e… un giorno, cercai di entrare!
Da allora, ogni luogo abbandonato in cui mi sia imbattuta è diventato luogo di interesse per me.
Ricordo che obbligavo i miei genitori a portarmi a vedere vecchi edifici in stato di abbandono e a scoprirne la loro storia.
Finché un giorno, iniziai a farlo da sola: giravo in paese alla scoperta di qualche casa disabitata o edificio abbandonato, facendo crescere sempre di più quella che poi sarebbe diventata la mia passione.
Una passione radicata in te da davvero tanto tempo.
L’Urbex, lo sappiamo, è l’esplorazione di luoghi abbandonati, ma cosa significa per te davvero Urbex? Cosa ti spinge ad addentrarti in posti che spesso nascondono anche dei pericoli?
In primis, la curiosità sicuramente.
In secondo luogo, l’interesse a scoprire storie di vite che magari non si sarebbero mai incrociate con la mia.
Esplorare una casa o un edificio con ancora al suo interno le suppellettili e le tracce di chi ci ha vissuto o lavorato, oltre alle emozioni che mi possono dare, mi lascia anche spunti di riflessione su quanto siamo vulnerabili alle circostanze della vita: un giorno sei proprietario di una casa o di una fabbrica, il giorno dopo ti trovi in rovina.
Credo tu abbia ragione: anche inconsciamente magari, questo potrebbe essere uno dei motivi che ci spinge a visitare posti abbandonati.
A proposito, come ti occupi della ricerca delle location?
Uso principalmente Google Maps, sia per esplorare determinate zone alla ricerca di edifici in evidente stato di abbandono, sia per integrare ed approfondire spunti che mi giungono con il passaparola, che ricavo da internet o semplicemente andando in giro.
Hai un modo particolare di prepararti all’esplorazione di un nuovo posto abbandonato?
Documentandomi sulla storia del luogo che andrò a visitare e facendo ricerche on-line.
Con Google Street View prendo più informazioni possibili: il tipo di zona, dove è possibile lasciare l’auto senza dare troppo nell’occhio e quante case ci sono intorno. Infine mi confronto con altri Urbexer per capire se è ancora accessibile e trovare il modo migliore per entrare senza essere visti.
Ovviamente non può mancare un piano B, C, D qualora non dovesse andare bene l’esplorazione.
E in questa passione certo gli imprevisti non mancano.
A questo proposito: ti sei mai trovata in una situazione che non avevi previsto esplorando un luogo abbandonato? E come hai reagito?
Si, una volta: ero con un gruppo di amici e stavamo visitando una Villa abbandonata.
Al suo interno trovammo un ragazzo che dormiva con il suo cane.
L’istinto è stato quello di scappare, ma le feste del cane ci conquistarono tutti.
Decidemmo così di presentarci al ragazzo che nel frattempo si era destato e gli spiegammo che cosa facessimo lì.
Lui tornò a dormire e noi a fotografare!
Un lieto fine, quindi. Sappiamo, però, che non sempre fila tutto liscio, quindi è bene essere sempre pronti e seguire determinate regole di sicurezza prima e durante l’esplorazione di luoghi abbandonati.
Quando va tutto bene, si torna a casa con la grande emozione che alcuni posti regalano.
Qual è il luogo abbandonato più bello che tu abbia visitato?
Direi Greenland (ormai in fase di recupero a quanto ho saputo).
Non tanto per il posto in sé, quanto per un fattore evocativo: ci andavo da piccola con la mia famiglia.
Ai tempi si chiamava città satellite.
Ricordo ancora un gran vociare, il trenino che passava e l’odore forte delle patatine fritte tra i tavolini.
Ti lascio immaginare quello che ho provato nel fotografare un luogo che ha accompagnato gli anni della mia infanzia fino all’adolescenza.
Deve essere stata davvero un’esperienza intensa!
Visto che abbiamo parlato di un luogo nello specifico: tu cosa pensi della discussione sempre in atto nella Comunità Urbex tra chi vuole condividere le location e chi crede che non debbano essere diffuse?
In genere preferisco non diffondere le informazioni sulla location.
Non per un fattore di gelosia ma per tutelarne ciò che ne rimane.
Sentiamo tutti i giorni storie di luoghi depredati o distrutti da sciacalli e vandali.
Personalmente preferisco non rendermi complice di questi atti dando coordinate a sconosciuti che potrebbero rivelarsi dannosi per il luogo stesso.
Hai ragione: chi pensa di poter entrare in certi luoghi addirittura per portare via qualcosa o lasciare danni non è degno di una passione, a mio avviso, così nobile come l’Urbex.
A chi, invece, vuole approcciarsi con lo spirito giusto all’Urbex per la prima volta, quali consigli daresti?
Di usare la testa.
La sicurezza prima di tutto: non vale la pena mettersi a rischio per uno scatto, per quanto bello possa essere.
Sono comunque posti che possono essere pericolosi dove bisogna entrare con cautela e accertarsi della stabilità dell’edificio: un pavimento che ad un primo sguardo sembra stabile, potrebbe nascondere delle insidie.
Poi direi di ricordarsi che ciò che stanno esplorando non è di loro proprietà.
Quindi portare rispetto per il luogo limitandosi a fotografare senza danneggiare e portare via nulla.
Ultimo, non certo per importanza: godersi ogni singola esplorazione!
In ogni tua risposta si sente la passione che ti porti dietro fin da piccola per l’esplorazione di luoghi abbandonati.
Ti ringrazio per questa bella intervista e per aver condiviso con noi anche alcune emozioni e ricordi molto personali.
Ricordo a tutti di andare a visitare e di seguire il profilo Instagram di Luna, “I Luoghi dell’Oblio”:
A presto, alla prossima intervista!
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